Nell’episodio del 14 settembre 2019 abbiamo affrontato il tema delle bolle speculative, cosa sono e come si sono verificate.
Ricollegandomi ad esso, oggi parleremo della prima vera bolla speculativa finanziaria, quella dei Tulipani, avvenuta tra il 1634 e il 1637.
Pensate che con due bulbi potevamo acquistare una casa in zona centrale ad Amsterdam.
Nella seconda metà del 1500 l’Olanda fu il paese che si occupò della diffusione dei tulipani in Europa, prima esportandoli dalla Turchia e successivamente coltivandoli direttamente, verso la fine del 1500.
Questa coltivazione, essendo meno diffusa, venne considerata come un bene prezioso e la domanda superò ben preso l’offerta.
E quando la richiesta di un bene, specialmente se poco disponibile, supera la domanda crea un innalzamento del prezzo. In questo caso una bolla speculativa.
Addirittura considerando i tulipani come un investimento duraturo e redditizio, a quel punto non solo persone agiate, ma anche i commercianti si buttarono su questo business.
Iniziò quella che era la contrattazione dei bulbi che sarebbero sbocciati, pagando un acconto in attesa di pagare il bulbo una volta consegnato fisicamente, generando la speculazione sui prezzi. Possiamo definirla quindi, come la prima versione di un “future”.
Quindi si scommetteva sul rialzo futuro del prezzo del bulbo e questo scatenò la corsa ad accaparrarsi il diritto sui bulbi stessi, per poi rivenderli a prezzi sensibilmente più alti nel commercio al dettaglio.
Perché il bulbo e non il fiore cresciuto? Perché i bulbi considerati molto resistenti potevano essere conservati per un lungo periodo, più di due anni, e avere la possibilità di generare altri bulbi.
Da qui la forte richiesta e l’inizio della bolla, addirittura qualcuno vendette la propria casa per poter partecipare alla folle corsa.
Nel periodo tra il 1620 e il 1635 il prezzo crebbe in maniera costante. Per avere un’idea nel 1623 un bulbo costava all’incirca 1.000 fiorini olandesi, il reddito medio annuo della popolazione era di 150 fiorini!
In cambio dei bulbi, venivano scambiati terreni, case e anche bestiame.
Riprendendo notizie dell’epoca, nel 1637 un fiore del tulipano aveva raggiunto un valore di 3.000 fiorini e poteva essere scambiato con l’equivalente di: 8 maiali, 4 buoi, 12 pecore, 24 tonnellate di grano, 48 tonnellate di segale oppure 2 botti di vino e altre merci.
Da novembre del 1636 a maggio del 1637, il prezzo dei tulipani passò da pochi fiorini a più di 200 a febbraio del 1637, per poi crollare a maggio nuovamente a un valore di pochi fiorini.
Il 5 febbraio del 1637 è considerato il momento in cui la bolla è definitivamente scoppiata, quando all’asta di Alkmaar centinaia di lotti di bulbi furono venduti per a un controvalore di 90.000 fiorini (cioè 5 milioni di euro).
Questo provocò subito dopo il panic selling, vendita da panico, in quanto l’asta della settimana successiva, a Haarlem, risultò deserta e i prezzi crollarono definitivamente.
Obbligando a chi aveva acquistato i contratti, a pagare cifre elevatissime in quanto vincolato. Il momento che decretò la fine della la contrattazione dei tulipani.
Mettendo sul lastrico moltissime persone che avevano scommesso su quella che è da considerarsi, come detto, la prima vera bolla speculativa e il primo crack finanziario di massa. Generato dall’irrazionalità della massa, alla ricerca del facile guadagno senza nessuna base solida.
La prima di una lunga serie.
Per chi vuole acquistare il libro, il cui ricavato andrà totalmente a favore dell’associazione Dravet Italia:
https://www.amazon.it/finanza-amichevole-Semplificare-concetto-renderlo/dp/B08DSSZHS9/
C’è una vecchia barzelletta che dice che il mercato azionario ha previsto 7 delle ultime 2 recessioni. I mercati si sbagliano spesso.
George Soros