L’argomento che oramai ci accompagna da diversi mesi è il forte aumento del prezzo del gas, ma questo è dovuto a fattori reali oppure a speculazione?
Complesso da giudicare, ma cerchiamo di fare chiarezza.
Partiamo dall’Europa: il prezzo del gas viene negoziato al TTF (Title Transfert Facility) che è un mercato con sede in Olanda ed è considerato come il più grande e principale mercato di negoziazione del gas naturale.
Questa piattaforma permette la negoziazione tra operatori e trader, per chi volesse seguirne l’andamento basta digitare su un motore di ricerca “Dutch TTF gas”.
Dobbiamo dire che questo mercato è gestito dall’Intercontinental Exchange, società proprietaria del New York Stock Exchange, che non è altro che Wall Street.
In questo mercato i fornitori dei vari paesi acquistano il gas per poi rivenderlo alle aziende, che a loro volta lo rivendono agli utenti finali. Come per le nostre utenze domestiche.
Il prezzo, su base mensile, si ottiene calcolando la media delle quotazioni giornaliere.
A questo prezzo i fornitori aggiungono il margine di intermediazione, che poi è il loro guadagno.
Il dubbio è su quanto sia questo margine, visti gli introiti che hanno ottenuto queste aziende in questi ultimi mesi.
L’Olanda, essendo stato il primo paese a utilizzare il gas come combustibile ed avendo importanti giacimenti, è diventato il mercato di riferimento per la negoziazione.
La negoziazione avviene sia “spot”, per quanto riguarda le consegne di gas a breve termine, che “future”, per i contratti con consegna a lungo termine e dove il prezzo rimane pressoché invariato.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, la volatilità e i prezzi sono sensibilmente aumentati.
Il prezzo da giugno 2021 quando valeva circa 30 €/MWh, ha toccato il picco ad agosto 2022 a 345 €/MWh. Quindi un aumento superiore di 10 volte.
La quotazione al 7 ottobre 2022 è di 156 €/MWh.
Di seguito il grafico, fonte Barchart, degli ultimi 12 mesi:
Per quanto riguarda l’aumento delle nostre bollette della luce, è maggiore che in altri paesi perché le nostre centrali sono prevalentemente alimentate a gas.
Il prezzo è salito per il calo dell’offerta, dalla Russia sono diminuite le forniture ma la domanda in Europa è rimasta decisamente elevata.
Meno offerta e domanda invariata, il mercato diventa meno liquido e i prezzi di conseguenza salgono sensibilmente.
Questa, non essendoci un meccanismo di limite alla volatilità dei prezzi del gas, potrebbe essere la conseguenza naturale e non di speculazione dell’impennata del prezzo in Europa.
Se facciamo un confronto tra la quotazione al TTF in Olanda e quella nel mercato americano Henry Hub, verifichiamo che i valori trattati sono sensibilmente più alti nel mercato americano e il prezzo è quasi 7-8 volte più elevato in Europa.
Gli Stati Uniti hanno il loro gas e non devono comperarlo, per l’Europa è difficoltoso acquistarlo oltreoceano per la carenza di infrastrutture del gas liquefatto e la poca presenza di rigassificatori in Europa. Da qui l’importanza di averli.
Si parla quotidianamente di tetto al prezzo del gas per ridurre il prezzo dell’importazione, però questo non renderebbe attraente il mercato europeo per i fornitori di altre aree geografiche che potrebbero dirottare le loro forniture verso altri continenti.
Una maggior regolamentazione è sicuramente un aspetto da valutare, ma dati i molti interessi che ci sono non credo vedremo una soluzione in tempi brevi. Per lo meno da un punto di vista di distribuzione.
Abbiamo perso 30 anni perché era più semplice rifornirsi fuori confine, oggi paghiamo il prezzo molto alto. In tutti i sensi.
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George Soros