La scorsa puntata abbiamo parlato del rialzo dell’inflazione, perché sta avvenendo e quelle che sono le conseguenze.
Oggi affrontiamo il tema della stagflazione e perché in questo periodo se ne parla.
Il termine stagflazione viene definita dall’Enciclopedia Treccani come la fase del ciclo economico caratterizzata da stagnazione e inflazione; detta anche inflazione recessiva.
Stagflazione = stagnazione economica + inflazione
La prima volta che è stato usato questo termine è stato negli anni’70, dopo un periodo di forte crescita economica post seconda guerra mondiale, dopo la crisi petrolifera si assistette ad una mancanza di crescita economica collegata ad un aumento dei prezzi. Ma non dei salari.
In queste settimane, da più parti sentiamo parlare di una possibile stagflazione.
Un aumento dell’inflazione comporta un adeguamento dei tassi d’interesse per poterla combattere e, come abbiamo detto negli episodi legati all’inflazione, è positiva se collegata ad un aumento dei salari. Per non perdere potere d’acquisto.
Se questo non accade, si genera una mancanza di richiesta e conseguentemente di crescita economica, collegata ad un aumento dei prezzi. E arriviamo alla stagflazione.
L’aumento della produttività post Covid, con la forte richiesta e rialzo delle materie prime, ha fatto crescere sensibilmente l’inflazione. Principalmente per l’aumento del costo dell’energia che serve per produrre beni.
Abbiamo assistito anche a politiche espansive per facilitare la domanda, ma che hanno aumentato anche i prezzi.
Questo significa che potremmo trovarci in un periodo di stagflazione.
Dobbiamo comunque analizzare che la situazione è un po’ diversa agli anni’70, non c’erano certamente gli interventi delle banche centrali come avvenuto nell’ultimo decennio.
I tassi aumentano ma non siamo certamente ai livelli di 50 anni fa, un po’ d’inflazione ci può stare.
Però delle incognite ci sono.
Da dire che oramai molti parametri economici sono cambiati e non sono più come sono stati descritti in passato, basti pensare all’andamento dell’oro e del petrolio. In passato si muovevano in modo diametralmente opposto, adesso non sempre è così.
Fondamentali saranno gli utilizzi dei soldi stanziati per la crescita e per la ricostruzione, questo permetterà di non avere un calo della disoccupazione e conseguentemente la possibilità di mantenere un potere d’acquisto parametrato alla crescita dei prezzi.
In questi momenti sentiamo diverse campane, chi parla di situazione simile a quella dello shock petrolifero, chi dice che è simile ma in epoca diversa e meno duratura.
Un dollaro in rialzo è sinonimo di un economia forte, cioè quella americana, ma non favorisce l’esportazione. Rendendo meno competitivi i prodotti Made in USA.
Rialzo dovuto anche al problema Evergrande, di cui ancora non sappiamo con esattezza quali complicazioni causerà.
Insomma, il problema di fondo si potrebbe presentare in forme diverse, e le Banche Centrali non devono sottovalutarlo.
Cosa ci aspetterà, non lo sappiamo con certezza.
Credo però che andremo incontro ad un periodo dove l’inflazione si stabilizzerà a valori più alti, rispetto a quelli che siamo stati abituati a vedere negli ultimi anni.
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Phillip Fisher
Foto di Gerd Altmann da Pixabay