Lo abbiamo detto spesso: quest’anno ce lo ricorderemo per molto tempo.
Un anno che ci ha ancora una volta dimostrato come la percezione del rischio e delle opportunità sia decisamente diversa in base a ciò che analizziamo.
Torno sul tema della finanza comportamentale: riassumiamo gli errori, gli aspetti e i comportamenti che generalmente mostriamo:
- Decisioni istintive, emotive e psicologiche che portano a decisioni irrazionali (rientra tra queste il così detto panic-selling);
- Eccesso di sicurezza (sia nei propri mezzi che nelle proprie valutazioni, l’apparenza di avere tutto sotto controllo);
- Il rifiuto della perdita (che può farci prendere decisioni non obiettive);
- L’effetto gregge: seguire la massa ci dà maggior sicurezza, ma non è detto che sia la decisione giusta (mi hanno detto, ho sentito dire da una fonte sicura…);
- L’esperienza passata influenza spesso le nostre scelte future. Se abbiamo avuto un’esperienza negativa su un investimento non è detto che questa avverrà sempre;
- L’essere restio al cambiamento (aspetterò che il mercato o la quotazione risalga);
- Rincorrere il mercato per recuperare il rendimento perso. Un’altra decisione che non permette di analizzare correttamente la situazione e non fa altro che aumentare la probabilità di errore).
Oltre all’avversione alle perdite, teorizzata da uno studio di due psicologi israeliani, i quali hanno dimostrato come le persone siano maggiormente sensibili alle perdite, quasi tre volte di più, che a un guadagno della stessa entità.
Chiamata anche “teoria del prospetto”, analizza nel suo insieme il comportamento che hanno le persone nel prendere una decisione a seconda della condizione di rischio in cui si trovano.
La finanza comportamentale può essere riassunta in tre aspetti principali:
- l’euristica, scegliere in modo istintivo e non su base razionale. In modo approssimativo;
- l’inquadramento, il modo con il quale vengono presentate le informazioni e come effettuiamo le relative scelte;
- le inefficienze dei mercati finanziari, come le valutazioni errate dei prezzi e tutte quelle che sono il contrario delle spiegazioni razionali e le efficienze dei mercati stessi.
Lo studio della finanza comportamentale nasce dall’analisi dei comportamenti che non rispecchiano le scelte negli investimenti.
Comportamenti che comportano scelte irrazionali che fanno commettere errori, sia cognitivi che emotivi.
Adesso facciamo un esempio pratico su come molte persone vedono un rischio, oppure un’opportunità, a seconda dell’asset di riferimento che prendiamo in considerazione.
Ognuno faccia un’analisi, senza mentire, e si domandi:
perché quando il mercato immobiliare scende o crolla, è un’opportunità d’investimento, ma quando scende o crolla quello finanziario scatta l’effetto panico e istintivamente dovrei vendere prima che non rimanga più niente?
Non pensiate che vi faccia questa domanda perché mi occupo di investimenti finanziari, chi mi segue da tempo mi ha sempre sentito dire che l’investimento ideale non esiste. Esiste la diversificazione.
La percezione sugli investimenti immobiliari è rimasta la stessa di 40-50 anni fa, quando bastava acquistare un immobile e il prezzo, con il passare degli anni, sarebbe salito.
Adesso non è più così: gli immobili si svalutano, ci dobbiamo pagare tasse più alte del passato, hanno bisogno di manutenzione e soprattutto c’è molta più offerta rispetto alla domanda. Tranne in alcune città e nei centri storici più importanti.
Vale lo stesso discorso in ambito finanziario, non tutto sale indistintamente, dobbiamo pianificare molto di più, diversificare, servono tempo e pazienza.
Però la percezione che molti di noi hanno è quella che ho citato poco fa.
Ci portiamo dietro troppi retaggi storici nella nostra vita, sia che si parli di finanza, immobili, previdenza e assistenza.
Ancora troppo bassa l’educazione finanziaria sin dai giovanissimi, dobbiamo non averne paura e approfondire questi temi per poterli affrontare nel modo più corretto.
Oltre a cambiare la nostra percezione per quanto riguarda il rischio.
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Investire con successo significa anticipare le anticipazioni degli altri.
John Maynard Keynes