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Sono trascorsi più di tre mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina e delle conseguenti sanzioni verso la Russia.

In questo momento quali sono i nuovi accordi raggiunti o possibili, dalla ex Unione Sovietica in materia di esportazioni di materie prime?

Partiamo analizzando la fase iniziale del conflitto.

L’inizio delle sanzioni e il contraccolpo sulle quotazioni del Rublo, nei confronti di Dollaro USA ed Euro, sospensione delle quotazioni della Borsa russa.

All’orizzonte si paventava quello che poteva essere uno scenario di default della Russia e delle principali aziende, in tema di rimborsi per i detentori di obbligazioni.

Le sanzioni sono state la strategia dell’Europa e degli Stati Uniti per metterli in difficoltà, dal punto di vista economico.

Facciamo un aggiornamento, a livello di andamento, sulle variazioni del Rublo e sul prezzo delle materie prime durante la guerra.

Dopo un primo forte contraccolpo e con vistosi cali, il cambio del Rublo verso il Dollaro USA è in rialzo del 37%. Valore più alto rispetto al periodo precedente il conflitto.

Questo rialzo è dovuto prevalentemente alla decisione, da parte della Russia, di farsi pagare le forniture di gas in rubli.

Decisione che ha costretto molti paesi e aziende, in questa fase, ad adeguarsi a questo provvedimento per potersi rifornire.

Per quanto riguarda le materie prime, in questi tre mesi:

Gas naturale +92%

Gasolio +45%

Petrolio WTI +29%

Petrolio Brent +27%

Grano +25%, comunque diminuito rispetto ai massimi raggiunti.

Mais +14%

Questi aumenti, come sappiamo, hanno avuto un forte impatto sull’inflazione e di conseguenza sulla gestione dei tassi delle banche centrali e sulle prospettive di crescita economica dei singoli paesi. Già fortemente colpiti dall’avvento della pandemia.

Adesso si presentano nuovi scenari sulle strategie e sulle nuove gerarchie economiche a livello mondiale.

Proprio notizia di questi giorni, forse come era prevedibile, la Russia sta sviluppando accordi commerciali per l’esportazione di materie prime verso Cina, India e Emirati Arabi.

I primi due sono paesi fortemente dipendenti dalle materie prime provenienti da questo paese, utilizzando nuove tratte per il trasporto al posto di quelle utilizzate sino ad oggi.

Inoltre altri potrebbero diventare fornitori ed essere avvantaggiati da questo conflitto, come il Sudafrica, oltre ad alcuni paesi dell’America Latina e del Medio Oriente.

Ricordiamo che la Russia esporta il 10% totale di greggio nel mondo e il 6% di gas, esporta palladio per il 45%, platino per 15% e fertilizzanti per il 13%.

Mentre l’Ucraina esporta il 10% di grano al mondo, mais per il 14%, orzo per il 17% e il 51% di olio di semi di girasole.

Analizzando il report del 2015 da parte di Espas (European Strategy and Policy Analysis System), su quelle che sarebbero state le tendenze europee e mondiali sino al 2030 e su quelle che sarebbero state le sfide che l’Unione Europea avrebbe dovuto affrontare, emergevano già sette anni fa molte incertezze.

Per quanto riguarda l’Europa:

  • la difficoltà nella capacità di cambiamento e nell’accumulo di rischi;
  • il riassetto delle economie attraverso la rivoluzione tecnologica;
  • la realizzazione di una rete energetica paneuropea e conseguentemente la difficoltà nel garantire la sicurezza dell’approvvigionamento;
  • la fine del mercato libero dei capitali;
  • l’Euro senza riforme strutturali;
  • le conseguenze dei troppi legami per il commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti;
  • gli accordi di libero scambio con Cina e Russia;
  • l’Unione europea può essere considerata un punto di riferimento?
  • Il futuro della NATO;
  • la frammentazione dell’Unione Europea;
  • la leadership dell’Unione Europea a livello mondiale;
  • precarietà interna all’Unione ed energetica.

Per quanto riguarda il mondo:

  • i rischi sistemici legati ai paesi emergenti, con una crescita mondiale in stallo;
  • una possibile recessione economica in Cina e le eventuali conseguenze sistemiche;
  • i cambiamenti nella ripartizione dei flussi d’investimento;
  • gli impatti dovuti ai cambiamenti climatici;
  • lo stallo della globalizzazione e la geopoliticizzazione del commercio.
  • il drastico riallineamento a livello geopolitico mondiale;
  • l’ascesa di nuove realtà a livello economico;
  • terrorismo, tensioni politiche e instabilità, lenta crescita.

Come detto si parla di un report relativo al 2015 che evidenzia incertezze, oggi diventate realtà.

La pandemia aveva già stravolto e in parte compromesso la crescita economica a livello mondiale, il conflitto ha ulteriormente complicato la situazione.

Forse come era immaginabile, questo conflitto farà da acceleratore a quelle che sono le gerarchie mondiali e che probabilmente vedrà sconfitti i paesi europei. Troppo dipendenti e importatori di materie prime.

Il futuro vedrà un rafforzamento di valute diverse dal Dollaro ed Euro? Aumenterà ancora di più la differenza tra paesi esportatori e importatori di materie prime? Ci si dovrà abituare a un’inflazione sempre presente, dopo l’inflazione quasi a “zero” degli ultimi anni? L’Europa sarà la grande sconfitta e subirà una colonizzazione economica? Gli Stati Uniti, come previsto, perderanno lo status di prima economia al mondo?

Tutte domande che forse hanno già una risposta, la globalizzazione ha funzionato sino a ieri, da oggi forse torneremo ad una fase di economie meno collegate tra loro. Come era sino agli anni’90.

Quello che sappiamo è che il cambiamento in atto sarà forte e stravolgerà i processi.

Sotto questo aspetto mi ricollego a un episodio relativo a un articolo che ho scritto nel 2014 “La colonizzazione dell’Italia” https://www.finanza-amichevole.it/la-colonizzazione-dellitalia/, che può essere allargato adesso all’Europa.

Siamo proprio sicuri che non ci siano state le avvisaglie, negli ultimi dieci anni, per poter invertire la tendenza?

Nel vecchio continente, ce la siamo cercata.

Per chi vuole acquistare il libro, il cui ricavato andrà totalmente a favore dell’associazione Dravet Italia:
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Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha creato. Occorre cambiare mentalità.
Albert Einstein

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