Con l’inflazione che ha colpito pressoché tutto l’Occidente nell’ultimo anno, causando l’alzamento dei tassi da parte della BCE e della FED, finalmente un paese in Europa ha finalmente iniziato a vedere la proverbiale luce in fondo al tunnel riguardo l’innalzamento dei prezzi.
Infatti, la Spagna è la prima economia dell’eurozona a registrare un’inflazione inferiore al 2%, l’obiettivo del carovita posto dalla Banca Centrale Europea per poter uscire da questo aumento. Infatti l’INE, l’istituto nazionale di statistica spagnolo, riporta un’inflazione dell’1,9% per il mese di giugno a seguito del 3,2% di maggio. Il tasso più basso in Spagna da aprile 2021 e a seguito di una riduzione di quasi 9 punti in meno di un anno.
Secondo la Ministra dell’Economia e della Transizione Digitale, nonché vicepresidente del governo di Madrid, Nadia Calviño, questo dato “conferma l’efficacia delle misure adottate come la riduzione o l’eliminazione dell’IVA su alcuni alimenti base, lo sconto sul carburante per i liberi professionisti e il tetto al prezzo del gas.” Tutto ciò influenzato anche dal calo dei prezzi dell’elettricità e degli alimentari, oltre ai costi di alberghi e ristoranti, che rappresentano il 14% del tasso d’inflazione complessivo e stanno iniziando a stabilizzarsi nonostante i forti arrivi di turisti. In sostanza, la crescita più lenta dei prezzi dei generi alimentari fa sì che anche i costi operativi di quel settore siano in calo.
Guardandoci intorno nel resto del mondo, si tratta sicuramente di un dato positivo anche fuori dalla penisola iberica. Un segno che già qualcuno nella zona euro ha iniziato a riprendere il ritmo precedente alla guerra in Ucraina e all’aumento dei prezzi di energia che è scoppiato l’anno scorso.
Ma se guardiamo ad alcuni degli altri paesi più importanti a livello mondiale, Italia inclusa, qual è la situazione a tutte le ultime statistiche registrate?
Considerando quanto riportato per l’inflazione che concerne gli stati membri del G7 su base annua, secondo gli ultimi dati il Giappone riporta un’inflazione del 3,2%, il Canada del 3,4%, gli Stati Uniti del 4%, la Francia del 4,5%, sia l’Italia che la Germania del 6,4%, mentre il Regno Unito ha il dato più alto fra i membri con l’inflazione all’8,7%.
Quindi tutti ben al di sopra dei dati positivi riportati dal governo spagnolo. Ancora con molta strada da fare prima di raggiungere un livello d’inflazione che non preoccupi le rispettive istituzioni finanziarie. 2% è l’obiettivo fissato, oltre che dalla BCE, anche da parte di FED, Bank of England, Bank of Canada e Bank of Japan. Quindi tutti i membri del G7 sono sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda l’inflazione a cui ritornare.
Come detto prima, il tetto al prezzo del gas è stato reputato dal governo di Madrid uno dei fattori che ha agevolato il calo dell’inflazione. Se ricordiamo che la Spagna, insieme al Portogallo, fu lo scorso autunno uno dei primissimi fautori all’interno dell’Unione Europea del tetto al prezzo del gas durante la crisi dei prezzi dell’energia il tutto, almeno per gli stati del G7 che fanno parte anche dell’UE, può sapere di occasione sprecata a suo tempo.
Sicuramente il G7 è sembrato essere più “rumoroso” per quanto concerne alcuni eventi geopolitici, come ciò che sta avvenendo in Ucraina da un anno e mezzo, il che può essere uno dei fattori che ha influenzato un recupero così lento. Anche dovuto al fatto che 6 membri su 7 fanno parte anche della NATO, forse una maggiore esposizione, anche in termini di dichiarazioni pubbliche, può essere stato un fattore soprattutto per i membri che fanno anche parte dell’Alleanza Atlantica per quanto concerne il costo dei beni provenienti da materie importate dall’estero. Come fu l’anno scorso con il gas, un tempo importato in Europa per larga maggioranza dalla Russia; una scelta che, come sappiamo, si è rivoltata contro e che molto difficilmente sarà una tattica che il G7 riadotterà nel futuro.
È inevitabile che per il resto di luglio si continui a parlare anche di banchieri centrali, considerando le riunioni della FED e della BCE verso la fine del mese, rispettivamente il 25 e il 27 luglio, che potranno dare indicazioni non solo riguardo nuovi possibili aumenti dei tassi d’interesse, ma anche sulla politica monetaria che potrebbero adottare dopo aver conosciuto nuovi dati sull’inflazione.
Un altro aumento dei tassi sembra essere il futuro, nonostante possa essere problematico per i paesi come l’Italia, che hanno un alto debito pubblico.
Su questo, per ora non c’è molto da fare se non aspettare per saperne di più.
Nel mentre, forse per noi stavolta è più utile guardare ad Ovest, e non a Nord come spesso è accaduto. Perché, come detto, per quanto riguarda il calo dell’inflazione che tutti cercano di riportare a livelli gestibili, in occidente il modello da seguire al momento è a Madrid, non alle solite Berlino o Stoccolma.
Questo forse smonterà anche il luogo comune, molto presente in Italia, che quelle zone geografiche dell’Unione Europea sono sempre e solo i modelli da copiare in tutto e per tutto.
Non è tutto bianco e nero, a volte guardiamo anche a zone più grigie da dove trarre spunto.
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L’inflazione è una forma di tassazione che può essere imposta senza legislazione.
Milton Friedman