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Cosa sta accadendo sui mercati finanziari?

In questo ultimo mese e soprattutto negli ultimi giorni della scorsa settimana, si sono accentuati i ribassi su tutti i mercati finanziari.
Dopo un primo semestre, il peggiore degli ultimi 50-60 anni, abbiamo assistito a un recupero delle quotazioni.
Da metà agosto a oggi, in conseguenza ai dati negativi sull’inflazione e sulla crescita economica, le quotazioni sono tornate a scendere. Tutti gli asset ad eccezione del Dollaro nei confronti dell’Euro.

In questi ultimi tre mesi solo il giapponese Nikkei, per quanto riguarda i principali mercati azionari, è in territorio positivo.
Le obbligazioni sono in calo causa il rialzo dei tassi d’interesse, fattore che molto probabilmente continuerà nei prossimi mesi se i dati inflazionistici non dovessero migliorare.
Per le materie prime, dopo i massimi toccati a metà agosto anche il prezzo del gas è in calo. L’oro, considerato un bene rifugio, scende di circa il 10%, il petrolio Brent -16% e il WTI -19%.
Le previsioni di un rallentamento e con lo spettro della recessione sempre più probabile, la domanda dell’oro nero cala e si ripercuote sulle quotazioni.
Come abbiamo detto precedentemente, il Dollaro USA nei confronti dell’Euro si è apprezzato di quasi il 9%.
Lo spread BTP/Bund è passato da 210 a 232, sotto questo aspetto incide l’effetto dell’aumento dei tassi d’interesse. Per il nostro paese, dover emettere nuovi titoli di Stato con un interesse maggiore, il rialzo incide maggiormente sul nostro debito pubblico peggiorando la situazione.

In questi momenti, si riaffaccia sugli investitori l’effetto panico e le relative scelte dettate dall’emotività.
Potremmo dire che “questa volta è diverso”, l’effetto concatenante di svariati fattori tutti insieme sembra quasi una tempesta perfetta.

Molti di noi non si sono mai ritrovati in questa situazione, forse nei momenti della crisi del’29 oppure con la crisi energetica dei primi anni’70. Ma erano periodi dove non c’era la globalizzazione e i mercati non erano così collegati come oggi.

Analizziamo un po’ tutti gli aspetti.

Già alla fine dello scorso anno, iniziava a far capolino l’aumento dell’inflazione dopo tanto tempo.
Avevamo vissuto in un periodo di tassi a zero, addirittura negativi, con un’inflazione che c’era ma era quasi impercettibile.
Con il potere d’acquisto di ognuno di noi praticamente invariato, l’effetto dell’inflazione si sentiva ma se era rapportato nel lungo periodo.

Con il conflitto in Ucraina si è accentuato questo rialzo, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche. In primis il gas.
Qui però subentra anche un aspetto legato alla speculazione finanziaria, con un rialzo decisamente irrazionale.
La Germania, che era la prima nazione dipendente dal gas russo, e poi l’Italia sono le due nazioni maggiormente colpite da questi rialzi.
L’Italia è il quarto importatore di gas naturale a livello mondiale, più del 50% delle centrali è alimentata da questo combustibile.
In Europa la situazione varia in base al paese con alcuni già ampiamenti coperti dalle “rinnovabili”, mentre altri ancora molto dipendenti dai combustibili fossili.
A livello mondiale gli Stati Uniti ancora utilizzano per più del 50% i combustibili fossili, la Cina con l’aumento della richiesta di energia è il paese che utilizza maggiormente il carbone per produrla e stesso discorso vale per l’India.

Da questi dati possiamo verificare che ancora, nonostante tanti proclami, sia stato fatto ben meno del previsto in tema di transizione energetica.
Il conflitto, con l’aumento dei prezzi, ha fatto da trampolino di lancio alla crescita dell’inflazione.
Però guardiamo attentamente anche altri fattori, abbiamo trascorso il periodo più lungo in termini di tempo, dall’ultimo conflitto mondiale.
Come sappiamo molte guerre, anzi la maggior parte, sono nate da crisi economiche.
La pandemia aveva dato il primo contraccolpo e quest’anno poteva essere un anno di forte crescita, il conflitto sta mettendo a dura prova tutte le economie mondiali.

Come detto, la globalizzazione influenza le economie di tutto il mondo.
Abbiamo prodotto in quei paesi che permettevano manodopera a basso costo per avere maggiori guadagni, abbiamo continuato ad alimentarci e nutrirci distruggendo buona parte delle risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze, non abbiamo fatto nessuna programmazione pensando al futuro delle nuove generazioni.
Oggi tutto questo lo stiamo pagando molto caro.

Questa è la mia opinione personale.

Ma torniamo ai mercati finanziari, non dimentichiamo mai che nei momenti più difficili e di panico si generano opportunità di acquisto. Graduale e con l’ottica del lungo periodo.
Nessuno può negare la difficoltà e la particolarità del momento, probabilmente potrà colpirci anche in maniera forte.
Ma come siamo venuti fuori da tutte le precedenti, riusciremo a uscire anche da questa crisi.

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I mercati non conoscono più la notte. Sono il giorno perpetuo. Milano apre alle nove, Wall Street alle quindici e trenta, Sidney alle ventitre, Tokio all’una, Shanghai alle quattro del mattino. L’alternanza del giorno e della notte è sostituita dall’alternanza del rosso e del verde.
Fabrizio Caramagna

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