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La seconda emissione del BTP Futura e il debito pubblico

Dal 9 al 13 novembre ci sarà un secondo collocamento del BTP Futura, il 3 novembre sapremo le caratteristiche definitive dell’offerta.
Rispetto al collocamento precedente avrà una scadenza più corta, 8 anni invece di 10, sempre a cedole crescenti (step up) e un premio fedeltà per chi terrà il titolo sino alla scadenza tra un minimo dell’1% e un massimo del 3%, in base al tasso di crescita dell’economia italiana dal 2021 al 2027.
Con il crollo del PIL italiano in questi mesi, causa la pandemia, le aspettative sono di crescita superiore agli ultimi anni e di conseguenza il bonus fedeltà potrebbe essere più vicino al 3% anziché all’1%.
Emissione che servirà per i sostegni alle famiglie, per il sistema sanitario e tutto quello che serve per contrastare la crisi causata dal Coronavirus.

Indipendentemente dalla bontà del rendimento, rapportato ai tassi attuali di mercato, facciamo un’analisi delle recenti emissioni dei titoli di Stato italiani.
Da quello che possiamo vedere, in questo momento è stata privilegiata al strada dell’emissione dei prestiti obbligazionari in attesa del Recovery Fund e soprattutto della decisione se accedere ai fondi del MES oppure no.

Continua a crescere in maniere impressionante il debito pubblico, 2.600 miliardi.

Le emissioni dei titoli di Stato servono per finanziare le necessità di cassa corrente e, in questo momento, le spese inerenti l’impatto della pandemia.

Ma chi detiene tutto questo debito pubblico?

Grosso modo un 30% in mani straniere, Stati e istituzioni, i risparmiatori italiani meno del 10% in forma diretta, circa il 45% banche e istituzioni finanziarie (polizze, fondi, depositi bancari) e circa un 20% è detenuto dalla BCE, Bankitalia e Banche Centrali.

Se analizzando il crollo del nostro Pil e se dovesse perdurare, aumenta in maniera esponenziale il rapporto deficit/pil a valori ben più alti del 135% (considerato già come valore poco sostenibile per il nostro paese).
Quindi cosa ci dobbiamo aspettare?

Essere all’interno dell’Unione Europea e anche se non c’è molta coesione tra i paesi aderenti, come ci siamo spesso detti, ci permette di “rimanere” in piedi.
Ma la mia opinione in merito al nostro futuro e a quello europeo, è una colonizzazione economica.

Se non saremo capaci di sostenere il nostro debito, che siamo costretti a rimborsare a chi ce lo ha sottoscritto, in qualche modo lo si dovrà ripagare.
E cosa potrebbero chiederci i nostri creditori? Quello che di bello e valido abbiamo nel nostro paese.

La mia è un’opinione personale e che spero possa essere smentita con la grande capacità che contraddistingue noi italiani.
Non sono catastrofista e neppure negazionista, ma certamente senza politiche fiscali e di crescita importanti non possiamo pensare di uscirne fuori in maniera indolore.

Oppure tra qualche anno vedremo circolare in Europa sempre più persone con gli occhi a mandorla, che verranno a fare shopping. Ma non quello nei negozi.

Sperando che da una fase così difficile, ci sia la rinascita del nostro paese.

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Le fasi di calo della Borsa fanno parte dell’ordine naturale delle cose quanto una tormenta in Colorado nel mese di gennaio. Se siete preparati, non possono farvi male.
Peter Lynch

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