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Il Trust, da dove viene e in cosa consiste

Considerando che nella scorsa puntata abbiamo parlato delle società fiduciarie e della loro funzione, questa settimana rimaniamo nel settore legale, collegandoci alle fiduciarie, e parliamo di ciò che in Italia è chiamato Trust.

Si tratta di un istituto nato nel mondo giuridico anglosassone e reso legale in Italia a partire dal 1 gennaio 1992 con la ratifica ufficiale della Convenzione dell’Aia già scritta sette anni prima, che rientra nella categoria degli strumenti di tutela e protezione del patrimonio.

Prima di questa ratifica, gli scopi di un trust nel nostro Paese sono stati perseguiti mediante altri simili strumenti giuridici, quali il fondo patrimoniale, il mandato senza rappresentanza, il contratto a favore del terzo e il negozio fiduciario.

La creazione di un trust costituisce in pratica un meccanismo attraverso il quale i beni in questione vengono trasferiti da parte di un disponente a una persona fidata (il cosiddetto trustee), spossessandosi di essi e lasciando che il trustee li amministri secondo le istruzioni richieste per il bene di altre persone preselezionate (ovvero i suoi beneficiari).

L’idea di fondo è che, tramite un trust, puoi organizzare i tuoi beni in maniera tale da massimizzare i benefici per te e per i tuoi cari, tenendo conto di fattori come le tasse, la protezione dei beni e la pianificazione successoria.

Questo processo è utile per vari motivi: può aiutare a proteggere i beni, a pianificare in modo efficiente la loro gestione dal punto di vista fiscale e a garantire che i tuoi desideri siano eseguiti, anche quando la persona che lo ha richiesto non è più in vita.

Esistono diverse tipologie, ognuno con le proprie regole fiscali e caratteristiche, ma per semplificare ci limiteremo a dividerli in due generi.

Alcuni di essi sono “trasparenti”, in tal caso significa che, per fini fiscali, i beni selezionati sono trattati come se fossero ancora di proprietà dei beneficiari.

Altri sono “opachi”, dove il trust stesso è considerato un soggetto fiscale a sé stante, attraverso il quale si pagano le tasse sui redditi generati dai beni che ne fanno parte.

In Italia ci sono stati diversi tentativi in passato di costituirli al solo scopo di difendere il proprio patrimonio dai creditori oppure per ottenere indebiti vantaggi fiscali. Questi sono stati però dichiarati nulli, o quantomeno inesistenti e inefficaci nei confronti dei creditori e del fisco, da numerose sentenze, inclusa la Corte di Cassazione.

Si tratta non solo di un potente strumento di gestione del patrimonio; è anche un esempio di come le leggi e le strategie finanziarie possono essere utilizzate insieme per raggiungere obiettivi personali e familiari, sottolineando l’importanza di un’attenta pianificazione.

Trattandosi di un sistema nato nel mondo anglosassone, è utilizzatissimo in quei paesi. Nel Regno Unito, ad esempio, la maggior parte dei sistemi previdenziali sono strutturati in forma di trust, con il datore di lavoro che trasferisce liquidità al gestore del fondo previdenziale per investimenti a favore dei lavoratori una volta in pensione, cercando di fornire un’altra forma di guadagno stabile.

In Italia si tratta di una pratica conosciuta da troppe poche persone, il che riporta alla storica mancanza di prevenzione e di conoscenza da parte dell’utente medio italiano. Questo rispecchia un problema più ampio: molti non sono consapevoli delle opzioni finanziarie a loro disposizione.

C’è ancora la convinzione che lo Stato si prenderà cura di noi come faceva 40 o 50 anni fa, ma le carte in tavola sono cambiate, le garanzie statali si sono ridotte e dobbiamo essere pronti per ogni evenienza per conto nostro.

Con i cambiamenti che abbiamo vissuto in tutti questi decenni passati, è essenziale pianificare e considerare di rivolgersi a questi istituti giuridici per cercare di migliorare la propria situazione, fiscale o ereditaria, nel lungo periodo.

Per semplificare in modo ancora più semplice, immagina che un genitore (il disponente) voglia garantire che i suoi figli abbiano un fondo per l’educazione universitaria. Il genitore può mettere dei soldi o altri beni in un trust, nominando una banca come trustee. Questa banca avrà il compito di gestire i beni e utilizzarli per pagare le spese universitarie dei figli quando sarà il momento, seguendo le istruzioni lasciate dal genitore.

Questa struttura fornisce quindi un modo per controllare e proteggere i patrimoni, assicurando che siano usati nel modo desiderato dal disponente anche dopo la sua morte o in circostanze in cui non può gestirli personalmente.

Così come in altri ambiti che possono andare a influenzare la nostra situazione finanziaria, la cosa essenziale è sempre non compiere decisioni in modo impulsivo, ma informarsi e prepararsi per il futuro che ci aspetta, qualunque esso sia.

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Il governo è un trust e i suoi ufficiali sono dei trustee. Entrambi sono stati istituiti per il bene del popolo.
Henry Clay

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