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Il debito pubblico al tempo del Coronavirus

Cerchiamo di capire gli effetti del virus che sta avendo e potrà avere sulle economie mondiali e soprattutto su quella italiana e le conseguenze sul nostro debito pubblico.
Gli effetti reali saranno più importanti in base alla durata del contagio e al ritorno alla normalità produttiva.

Stiamo comunque già vedendo gli effetti negativi nel settore del turismo, dei trasporti e dei beni di lusso. Per citare quelli più colpiti, ma tutti i settori sono colpiti ad eccezione di qualche società farmaceutica specializzata nel trattamento delle malattie virali.

In Italia fa molto effetto vedere le principali città d’arte svuotate di turisti e il conseguente impatto negativo su tutte le attività.

Ma quanto può incidere sul nostro debito pubblico e sul rapporto tra il PIL (prodotto interno loro) e il debito pubblico?
Il debito pubblico si crea quando le spese dello Stato sono maggiori della entrate, quindi è possibile che lo stesso emetta nuova moneta in circolazione oppure emettendo nuovi titoli di Stato per poter finanziare le spese che deve sostenere.
Emettendo nuovi titoli, lo Stato deve pagare un interesse a chi li ha sottoscritti, più alto è l’interesse e maggiore è l’incidenza sul debito pubblico se lo Stato non riesce a compensare le entrate con le uscite.
Questo è il motivo principale perché il nostro debito è salito bruscamente negli anni’80 e dopo una fase di stallo è nuovamente aumentato negli ultimi 10 anni portando il rapporto deficit/pil al 138%, tra i più alti nei paesi industrializzati.
Ogni anno si è creato un deficit tra le entrate e le uscite.
Se aumenta il PIL c’è maggiore possibilità di recupero, diventiamo più solvibili e abbiamo meno bisogno di finanziarci e se lo facciamo possiamo farlo a tassi d’interesse più bassi.
E’ lo stesso concetto dell’andamento di una qualsiasi azienda.

Se le uscite sono superiori alle entrate, non può altro che aumentare il debito pubblico.

Questo crea ripercussioni non solo sull’immediato, ma anche sulle future generazioni.
Ridurre la spesa pubblica per contenere il debito ha inciso fortemente, negli ultimi anni, nella previdenza, nella sanità e nell’istruzione.

Di conseguenza aumentando la pressione fiscale sulle famiglie, questo anche perché non tutti pagano le tasse come dovrebbero. Ma purtroppo non è una novità nel nostro paese.

Allora quanto può incidere il Coronavirus in tutto ciò?

Purtroppo molto.

Sicuramente questo problema avrà incidenze su tutte le economie mondiali, calo dei consumi e di conseguenza calo della produzione, creando una fase di recessione.

Il debito aumenta nei periodi di recessione.

Basta vedere in una sola settimana le disdette di prenotazioni nel settore del turismo e in un paese come l’Italia, che vive molto di turismo, quando possa incidere negativamente.

Abbiamo visto di nuovo un innalzamento dello spread e questo comporta il pagamento di maggiori interessi da pagare per lo Stato, nell’emissione di nuovi titoli.

Non scordiamoci che la speculazione in questi momenti, la fa da padrona.
Riepilogando, in questo momento il virus allontana le persone dall’Italia, crea psicosi tra gli italiani che tendenzialmente spendono e consumano di meno.

A parte l’assalto irrazionale ai supermercati, come se ci fossero problemi di approvvigionamento. Ma lasciamo perdere.
Se le aziende vendono e producono di meno mettono a rischio i posti di lavoro e anche questo si ripercuote automaticamente sul debito, che aumenta per ulteriore mancanza di entrate.
Perché lo Stato comunque bisogno di entrate per sostenere la spesa pubblica.

Ho cercato di essere il più chiaro possibile, su quello che è l’impatto del corona virus sul debito pubblico.

Ma proviamo a vedere i lati positivi.

Una cosa del genere, può essere una molla per accelerare drasticamente il processo di conversione industriale, dobbiamo essere totalmente sostenibili e responsabili.

Forse essere meno globalizzati e più localizzati.

Non serve a niente farsi prendere dal panico, dobbiamo ragionare, aiutarci e sostenere chi ha bisogno in questo momento.

Per fare un esempio, nel nostro piccolo, quest’anno facciamo le vacanze in Italia da italiani.

Siamo sociali e collaborativi, meno egoismo.

Nei momenti id difficoltà dobbiamo unirci, non allontanarci.

Ce la faremo anche questa volta.

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Lo spread alto è un problema per l’economia perché determina il tasso di interesse che lo Stato deve pagare sul mercato per finanziarsi. Ma uno spread alto a catena è un problema anche per le banche, le imprese e le famiglie. Il costo del denaro cresce per tutti.
Carlo Cottarelli

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