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Il crac della Banca Popolare di Bari

Oggi parleremo del crac della Banca Popolare di Bari, ma più del crac in se stesso torneremo sull’argomento della diversificazione e dell’educazione finanziaria.

In queste ultime settimane il crac della Popolare di Bari è al centro dell’attenzione sia per i risparmiatori coinvolti, sia per il probabile intervento del Governo per aiutarli.

Tutti i giorni leggiamo articoli o sentiamo interviste delle persone coinvolte e di come sono andati in fumo tutti i risparmi di una vita.
Nutro profondo dispiacere per questo, ma la domanda sorge spontanea, come si fa a investire tutti i risparmi in azioni e obbligazioni di un singolo emittente se non si ha la piena conoscenza del rischio al quale andiamo in contro?

La colpa, come sentiamo spesso dire in queste circostanze, è di chi ha consigliato questi investimenti.
In parte è vero, ed è uno dei motivi che hanno messo in cattiva luce, in questi ultimi decenni, tutto il sistema bancario italiano.
Però questo non vale per tutte le istituzioni o per tutti i consulenti.
In questi casi come è successo per MPS, Banca Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, per citare quelle che hanno coinvolto più risparmiatori, c’è stato anche un dolo da parte di chi ha collocato o venduto azioni oppure obbligazioni della banca.
Pressioni commerciali, budget da raggiungere, cattiva informazione ed educazione finanziaria, si da parte degli operatori, che dei risparmiatori.
Si, anche dei risparmiatori.
Siamo figli del reddito fisso e del tasso sul conto corrente, non dell’investimento e della pianificazione nel medio lungo termine.
Non fraintendetemi, non sto dando la colpa ai risparmiatori. Sto soltanto dicendo che spesso vogliamo sentirci dire quello che ci torna più comodo, non la realtà.

Sicuramente molto addetti ai lavori hanno collocato azioni ed obbligazioni senza sapere o valutare i rischi, anche questa volta si parla di obbligazioni subordinate.
Che sono quelle obbligazioni che il rendimento della cedola e il rimborso del capitale, in caso di difficoltà finanziaria dell’emittente, è subordinato alla soddisfazione di rimborso dei creditori ordinari. Proprio per questo hanno un rendimento maggiore, perché presentano un rischio elevato.
Ma come è possibile che un risparmiatore abbia potuto investire totalmente il suo capitale in un singolo emittente?
Come mai non ci sono stati i controlli di concentrazione del rischio, che la banca avrebbe dovuto adottare?
Ogni volta che accadono queste cose, ci facciamo sempre la stessa domanda.
Alla base di tutto ci deve essere da parte degli addetti ai lavori maggior professionalità e educazione finanziaria verso i clienti, da parte degli investitori un cambiamento di mentalità negli investimenti. Il mondo è cambiato.

Quantomeno ricordiamoci sempre alcuni concetti fondamentali per i nostri investimenti:

  • Pianificazione, formazione finanziaria, insieme al vostro consulente, per conoscere tutti i rischi. Oltre ad avere pazienza;
  • Mai investire solo su un unico titolo o su un unico emittente;
  • Diversificare a livello settoriale e geografico;
  • Non esistono facili guadagni oppure facili investimenti a ritorno assoluto.
  • Fidatevi del vostro consulente finanziario, se non ci riuscite cambiatelo.

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Quando la sera il conduttore, a fine telegiornale, enfatizza la chiusura negativa dei mercati o l’innalzamento dello spread sorridendo, sa già che sta creando in te la psicosi della paura.
Non ascoltarlo, non seguire la massa e valuta come hai pianificato e diversificato i tuoi investimenti.  Lui sta “solo” cercando di fare notizia.
Alessandro Fatichi

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