Possiamo definire mercati di frontiera quei Paesi che adesso si trovano in una situazione economica simile a quella in cui si trovavano i mercati emergenti qualche decennio fa.
L’economia è una ruota che gira : tre secoli orsono l’Europa era un mercato di frontiera, 30 anni fa lo erano gli emergenti, oggi i principali mercati di frontiera sono: Bahrein, Bangladesh, Colombia, Costa d’Avorio, Croazia, Ghana, Giordania, Kazakistan, Kenya, Libano, Macedonia, Marocco, Mauritius, Mongolia, Nigeria, Oman, Qatar, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Sri Lanka, Trinidad e Tobago, Tunisia, Vietnam.
Negli ultimi anni queste economie hanno registrato una forte crescita, dovuta anche al rapido incremento dei consumi interni. Per molto tempo gli investimenti in questi Paesi era legato più allo sfruttamento coloniale che allo sviluppo. Oggi le opportunità sono come quelle avute nei mercati emergenti agli inizi, basso costo di manodopera, età demografica e mancanza d’infrastrutture. C’è il bisogno di creare.
La forte crescita di questi paesi è caratterizzata da un fattore fondamentale : lo sviluppo demografico, che produce un incremento della popolazione giovanile. I giovani producono beni di consumo per i Paesi sviluppati, dove la popolazione sta invecchiando con notevole velocità, e nello stesso tempo favoriscono la produttività del proprio Paese con alti livelli di consumo interno, grazie ai bassi costi di produzione e alla crescita del proprio benessere.
Altri fattori importanti nello sviluppo dei mercati di frontiera sono: l’innovazione tecnologica e la disponibilità di materie prime. Il primo in quanto investono nelle nuove tecnologie senza aver bisogno di sostituire le vecchie, vantaggio non indifferente, il secondo per avere le materie prime a disposizione senza doverle acquistare da altri paesi.
In queste aree si sta sviluppando anche il cosiddetto concetto della Microfinanza, che incentiva lo sviluppo del microcredito, argomento che tratteremo in maniera specifica nei prossimi episodi.
Le economie di frontiera, nonostante siano molto dipendenti dalle materie prime, dimostrano una loro non correlazione con i mercati sviluppati.
Questo permette di poter fare analisi di crescita specifica, svincolata dai movimenti finanziari ai quali siamo abituati dalla globalizzazione.
Dobbiamo però valutare quelli che sono comunque i maggior rischi ad investire in questi Paesi : forte volatilità, poca trasparenza, scarsa liquidità nelle transazioni.
Se dovessimo fare una previsione, anche se non è semplice, potremmo dire che questi sono i mercati più interessanti per il futuro, però prima di investire in questi Paesi, si deve fare sempre un’ analisi attenta, non influenzata dai molti fattori negativi che spesso ci propone l’informazione.
Quello che oggi potrebbe essere considerato un investimento a rischio, potrebbe invece rivelarsi l’opportunità del domani.
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Voltaire