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Gli investimenti alternativi

In finanza, quando sentiamo parlare d’investimenti alternativi a cosa si riferiscono?

Cerchiamo di spiegare le diverse caratteristiche delle loro varie tipologie, i fattori positivi e quelli negativi.

Le caratteristiche comuni a tutti gli investimenti alternativi sono:

  • Una bassa correlazione rispetto a quello che può essere l’andamento dei mercati azionari oppure obbligazionari. Operando in maniera scollegata e indipendente, con l’unico obiettivo di cercare rendimento indipendentemente dall’andamento dei mercati;
  • Generalmente sono meno liquidi degli strumenti tradizionali;
  • Investono in asset sia nei mercati pubblici che privati;
  • Cercano di sfruttare le inefficienze dei mercati oppure dei sottostanti;
  • L’investimento è più complesso e molto dipendente da chi lo gestisce, quindi l’eventuale componente umana del gestore.

Sono strumenti che esistono oramai da molto tempo, ma negli ultimi decenni sono sempre più utilizzati per ricercare reddito. Spesso sentiamo il termine fondi speculativi, che è un po’ generico, ma che in parte definisce questa tipologia d’investimento.

Negli investimenti alternativi rientrano:

  • Il private equity;
  • Il private credit;
  • Il mondo degli asset reali (immobiliare);
  • Strumenti che utilizzano le vendite allo scoperto e la leva finanziaria come gli Hedge fund.

Per il concetto di vendite allo scoperto potete tornare all’episodio dell’8 febbraio 2021.

Adesso analizziamoli insieme.

Partiamo da quelli più conosciuti per lo meno come nome e più liquidi: gli Hedge fund.

Un hedge fund possiamo definirlo come un fondo che utilizza varie strategie, non tradizionali, per ottenere il massimo rendimento.

Queste strategie possono essere:

  • Relative value. Effettuando tecniche di arbitraggio su titoli. Statico, aprendo posizioni lunghe (cioè al rialzo) oppure corte (al ribasso). Su obbligazioni convertibili oppure su titoli a reddito fisso con? i titoli di Stato oppure obbligazioni societarie. Sfruttando eventuali incongruità sul prezzo.
  • Event driven. In questo caso effettuando tecniche di arbitraggio su aziende in difficoltà oppure in un’eventuale situazione di possibile fusione o acquisizione. Sfruttando anche in questo contesto le eventuali incongruità sul prezzo dovute a quando detto precedentemente.

Arriviamo alle cosiddette strategie opportunistiche:

  • Global Macro. Cercare le inefficienze di prezzo su qualsiasi asset di riferimento, che possono essere generate da distorsioni macroeconomiche. Su tassi d’interesse, su valute, su mercati. Sono strategie estremamente flessibili. Uno dei gestori più famosi che utilizza la tecnica Global Macro è George Soros.
  • Short selling. Legata alle vendite allo scoperto e si basa esclusivamente sul guadagno in situazione di ribasso dei mercati finanziari.
  • Long/Short equity. Sfruttando la conoscenza di alcuni titoli i gestori aprono posizioni long (al rialzo) e short (al ribasso), posizionandosi in modo neutrale. I gestori si concentrano su pochi titoli per perfezionare la conoscenza e la correlazione stessa tra il titolo e il mercato alla ricerca di rendimenti positivi indipendentemente dall’andamento.

Arriviamo adesso agli investimenti alternativi che rientrano nella categoria di quelli illiquidi.

  • Asset reali. In questa categoria rientrano tutti quelli “fisici”, come gli immobili, terreni oppure infrastrutture. Partecipazione a fondi che investono a lungo termine e poco liquidi, data la caratteristica degli asset.
  • Private equity. Fondi che investono in aziende non quotate, spesso start up, finanziandole per uno sviluppo oppure coprendo quelli che possono essere i debiti generati per poterle rendere più solide. Data la natura, sono operazioni a lungo termine, generalmente chiuse, e che presentano un rischio elevato anche per la loro illiquidabilità.
  • Private credit. Investimento in titoli di credito illiquidi, alla ricerca di rendimento rispetto ai tradizionali strumenti. Il maggior rendimento, è dovuto al rischio essendo illiquido e a volte poco trasparente.

Da quest’analisi possiamo capire la complessità degli investimenti alternativi, che possono essere una valida diversificazione all’interno del nostro portafoglio.

Dobbiamo comunque considerarli per una componente parziale, dopo aver fatto un’attenta analisi, in quanto presentano una rischiosità elevata che non può essere adatta a tutti.

Se non se ne ha la giusta conoscenza.

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