Questa settimana la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, é stata in audizione al Parlamento Europeo dopo la sua decisione di proseguire con la prosecuzione del rialzo dei tassi di interesse.
Lagarde ha motivato questa scelta dichiarando agli eurodeputati che l’inflazione rimane alta e non ci sono prove che abbia raggiunto il picco, non chiarendo se i tassi di interesse saranno ulteriormente aumentati nei prossimi incontri di politica monetaria, ma ha sottolineato che sarà necessario molto tempo e una serie di dati contrastanti prima che la BCE possa valutare un’inversione di marcia.
Oltre a ciò, Lagarde ha ammonito i paesi membri contro una crescita eccessiva dei salari, che potrebbe alimentare l’aumento dei prezzi oltre l’obiettivo prefissato e li ha esortati a raggiungere un accordo sul nuovo Patto di Stabilità proposto dalla Commissione Europea prima della fine di quest’anno.
La variabile che non dovrebbe crescere, o quanto meno non oltre una certa soglia, è invece per la Bce quella del costo del lavoro. La ragione adottata è sempre la stessa, quella di prevenire un ulteriore rigonfiamento dei prezzi, in una spirale che rischierebbe di auto-alimentarsi senza sosta. Almeno secondo la Lagarde. È da evitare ad ogni costo “una spirale di ritorsioni reciproche, alzando i salari dopo l’aumento dei margini”, ha invocato la governatrice, facendo appello ai governi nazionali perché intervengano nel dialogo tra le parti sociali, posto che tale compito “non spetta alla Bce”. Se i salari dovessero invece salire, “dovremmo adottare misure restrittive molto più importanti”, ha quasi minacciato la presidente. Per la quale, d’altra parte, le imprese non devono neppure scaricare brutalmente i maggiori costi sui consumatori. Una ”inflazione occhio per occhio”.
Andando oltre il fatto che l’aumento continuo dei tassi d’interesse causa non pochi problemi a paesi con alto debito pubblico come l’Italia, e così è stato dall’inizio di questa politica monetaria per combattere la galoppante inflazione, concentriamoci sull’aumento dei salari che l’Eurotower vorrebbe contenere. Sta davvero salendo alle stelle ovunque?
Secondo un rapporto pubblicato da Eurostat lo scorso aprile, durante lo scorso anno i salari all’interno dell’Unione Europea, contando tutti i 27 paesi membri, sono aumentati in media del 4,4%. Questo rapporto non sorride all’Italia, la quale è fra i fanalini di coda con un misero aumento del 2,3% di retribuzione oraria, superiore solo a Malta, Finlandia e Danimarca.
Questo risultato dovrebbe sorprenderci solo fino a un certo punto. Il nostro rimane l’unico paese nell’Unione Europea in cui i salari non sono aumentati dall’introduzione dell’Euro 21 anni fa. Dopo anni frutto di crisi economiche e politiche che non hanno portato gli effetti necessari a crescere e permettere una crescita necessaria. Tutto questo unito alla presenza di una cultura obsoleta dello Stato come “aiutante” che non ha agevolato molte persone con uno spirito imprenditoriale, a differenza di quanto presente in altri stati di cultura anglosassone in Europa e oltreoceano.
Ne abbiamo parlato in passato: il nostro stivale ma soprattutto i politici che lo governano soffre da troppo tempo di incompetenze e politiche sbagliate che lo ostacolano e a volte lo rendono problematico sia per i suoi abitanti, che infatti faticano a credere in chi li governa (basti pensare alle affluenze al voto alle recenti elezioni), che per le organizzazioni internazionali di cui fa parte.
Detto questo, non è comunque una ragione per andare nel panico.
L’inflazione non è più in aumento stellare, non abbiamo i prezzi di alcuni beni importanti come l’energia ai livelli dell’anno scorso, alcuni scenari definiti apocalittici come il default degli Stati Uniti non si sono avverati e comunque lentamente possiamo vedere la metaforica luce in fondo al tunnel.
Nonostante da più parti si continui a parlare di apocalissi e soldi “bruciati”, dobbiamo ricordare i nostri piani.
Ignora il panico, segui la tua testa dopo un pensiero ragionato che non si basi solo sul ragionamento del gregge che segue la moda.
La mente deve sempre avere la meglio, quando sentiamo notizie o commenti negativi.
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A fine mese, quando ricevo lo stipendio, mi faccio un esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato.
Paolo Borsellino