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È vera crisi delle banche o è solo un’amplificazione della speculazione finanziaria?

In queste ultime settimane dalla Silicon Valley Bank alla Deutsche Bank, passando per il Credit Suisse, l’andamento dei mercati finanziari è stato condizionato dal susseguirsi di notizie negative provenienti dal settore bancario.

Negli ultimi due episodi abbiamo analizzato la crisi della Silicon Valley Bank e del Credit Suisse, diverse tra loro ma in parte collegate al forte rialzo dei tassi d’interesse che abbiamo avuto nell’ultimo anno.

La scorsa settimana è toccato a due piccoli istituti di credito tedeschi, la Deutsche Pfandbreifbank e la Aareal Bank, che hanno annunciato di rinunciare al rimborso delle loro obbligazioni AT1.

Questo ha creato un forte contraccolpo su Deutsche Bank, facendo impennare il prezzo dei relativi CDS, i credit default swap.

Per fare chiarezza credo sia importante spiegare e capire cosa sono i CDS e le obbligazioni AT1 (Tier 1).

I credit default swap (CDS) sono degli strumenti finanziari utilizzati per proteggere gli investitori dal rischio di default di un prestito o di un’obbligazione emessa da un’azienda, una banca o un governo.

È un contratto tra due parti in cui una delle parti (il venditore di CDS) si impegna a pagare una somma di denaro alla controparte (l’acquirente di CDS) nel caso in cui l’emittente del prestito o dell’obbligazione fallisca o non sia in grado di pagare gli interessi dovuti.

In questo modo, l’acquirente si protegge dal rischio di perdere il proprio investimento.

Il costo dipende dal rischio di credito dell’emittente del prestito o dell’obbligazione, ovvero dalla probabilità che l’emittente non sia in grado di pagare gli interessi dovuti o il capitale prestato.

Facciamo un esempio, se l’emittente del prestito o dell’obbligazione è considerato a basso rischio di default, il costo del CDS sarà relativamente basso, mentre se l’emittente è considerato ad alto rischio di default, il costo del CDS sarà molto più alto.

Adesso passiamo alle obbligazioni AT1.

Le obbligazioni Tier 1 (o Additional Tier 1) sono un tipo di obbligazioni emesse dalle banche per aumentare il loro capitale di base e soddisfare i requisiti patrimoniali richiesti dalle normative. Sono considerate un tipo di debito ibrido perché contengono alcune caratteristiche di un’azione e alcune caratteristiche di un’obbligazione tradizionale.

In particolare, le obbligazioni Tier 1 hanno le seguenti caratteristiche:

  • Non hanno scadenza prestabilita: possono essere rimborsate solo a discrezione della banca, in alcuni casi dopo un periodo minimo di 5 o 10 anni.
  • Sono soggette a clausole di call option: la banca può decidere di rimborsare l’obbligazione Tier 1 in anticipo rispetto alla scadenza a un prezzo prestabilito.
  • Pagano un tasso di interesse fisso o variabile: il tasso di interesse è stabilito al momento dell’emissione e può essere fisso o variabile.
  • Sono subordinati rispetto ad altre passività della banca: in caso di insolvenza, vengono rimborsate solo dopo che tutte le altre passività della banca sono state soddisfatte.

Queste obbligazioni sono considerate un investimento rischioso perché, a causa della loro natura ibrida, possono subire una perdita totale o parziale in caso di problemi finanziari della banca.

Di conseguenza offrono un rendimento più elevato rispetto ad altre obbligazioni di banche con rating di credito simile, compensando così l’investitore per il rischio maggiore.

Questo per fare chiarezza, in quanto non si tratta di obbligazioni tradizionali. Maggior rendimento, maggior rischio.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è espresso su Deutsche Bank spiegando che la banca tedesca ha riorganizzato il proprio modello di business e l’attività, diventando molto redditizia. Nonostante gli scandali degli anni passati, la banca ha chiuso l’esercizio 2022 con un risultato netto di 5,7 miliardi, il più alto dal 2007, e il CET1 ratio al 13,4%.

Gli analisti spiegano che non c’è alcuna ragione fondamentale per la reazione eccessiva del mercato nei confronti della Deutsche Bank e la definiscono “vittima di un mercato irrazionale“.

Il CET1 (Common Equity Tier 1), in parole semplici, rappresenta il livello di capitale di una banca rispetto ai suoi rischi di credito, di mercato e operativi ed è una misura chiave di solidità patrimoniale delle banche in quanto rappresenta il suo capitale più solido e di migliore qualità, che è disponibile per coprire eventuali perdite.

Le regole prudenziali europee richiedono alle banche di mantenere un CET1 pari almeno al 4,5% dei loro attivi ponderati per il rischio. Tuttavia, molte banche lo hanno più alto, in quanto un livello elevato di capitale di base può aumentare la loro capacità di assorbire eventuali perdite e di resistere a situazioni di stress finanziario.

Ho voluto spiegare soprattutto quelli che sono i termini usati spesso in questi ultimi giorni, non dobbiamo fermarci solo al termine obbligazione, oppure se due banche minoritarie non rimborsano le loro obbligazioni AT1 e che questo rappresenta per forza un effetto domino sull’intero sistema finanziario.

Lo abbiamo detto anche nell’ultimo episodio, il rialzo incondizionato dei tassi per combattere l’inflazione sta producendo effetti in tutti i settori e di conseguenza anche in quello finanziario.

Nessuno può negare che siamo di fronte a una situazione complessa e che deve essere gestita, le risposte le avremo nel prossimo futuro. Però manteniamo il raziocinio e non facciamoci prendere da quello che ho sempre definito “l’effetto telegiornale”.

Per chi vuole acquistare i libri, il cui ricavato andrà totalmente a favore dell’associazione Dravet Italia:
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Quando la sera il conduttore, a fine telegiornale, enfatizza la chiusura negativa dei mercati o l’innalzamento dello spread sorridendo, sa già che sta creando in te la psicosi della paura. Non ascoltarlo, non seguire la massa e valuta come hai pianificato e diversificato i tuoi investimenti. Lui sta solo cercando di fare notizia.
Alessandro Fatichi

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