Una delle notizie più importanti di questa settimana, non trattata più di tanto al di fuori dei media del settore, è stata l’adozione ufficiale martedì scorso da parte dell’Unione Europea e dei suoi ministri delle finanze di un quadro giuridico che riguarda l’intero mercato delle criptovalute e di altri asset digitali. Il cosiddetto MiCA, Markets in Crypto-Assets, utilizzando l’acronimo inglese.
Adesso i 27 Stati membri avranno 18 mesi di tempo per rendere queste norme operative a livello nazionale affinché diventi ufficialmente legge a metà del prossimo anno, in maniera da poter garantire una regolamentazione comune per quanto riguarda questo settore sempre insidioso.
Questo regolamento introdurrà normative uniformi per l’emissione, la negoziazione e la supervisione di asset che ancora non sono ancora regolamentati dalla legislazione esistente sui servizi finanziari, cercando di fermare quel mercato che il Sole 24 Ore ha definito “il crypto far west”. E questo far west ha un grande bisogno di un metaforico sceriffo che faccia rispettare delle regole in tutta la comunità.
Soprattutto sugli ambiti che riguardano la supervisione, gli emittenti potrebbero essere soggetti a più obblighi primi di avere il permesso per emettere i loro beni sul mercato, fra cui:
- la pubblicazione di un testo simile ai prospetti che sono pubblicati prima dell’emissione di titoli negoziabili all’interno dell’UE;
- la conformità a delle regole di vigilanza relative al commercio di cripto-asset;
- l’obbligo di comportarsi in maniera onesta e professionale con i possessori di cripto-asset, soprattutto per quanto riguarda la gestione di conflitti e la prevenzione o la manutenzione dell’accesso ai protocolli di sicurezza.
Questo regolamento introdurrà norme che mirano a migliorare la trasparenza, le autorizzazioni e la divulgazione da parte di chi commercia cripto-asset, richiedendo alcuni fattori come quali beni sono esattamente interessati e l’attività che svolge chi emette questi beni.
Queste normative andranno ad intaccare un nome conosciuto anche da parte dei non addetti al settore: le criptovalute.
Per chi ancora non sapesse di cosa stiamo parlando, le criptovalute come Bitcoin e Ethereum sono delle forme digitali di denaro che utilizzano la blockchain come forma di registrazione e sono decentralizzate, cioè non sono controllate da autorità come una banca o un governo.
Sin dalla loro nascita si sono rivelate un presunto investimento con una grandissima volatilità, difficile da controllare e, nonostante non fosse questa l’intenzione originale, hanno facilitato truffe e schemi Ponzi nei confronti di moltissime persone attratte da un potenziale guadagno facile oppure seguendo una moda che negli scorsi anni è esplosa in tutti i sensi.
Anche l’Italia e gli italiani non hanno fatto eccezione: moltissime persone, dagli addetti ai lavori del settore ai chiacchieroni da bar passando per i social, si sono riempiti la bocca di belle e cattive parole verso questo ambito a prescindere dalla loro conoscenza del settore e dalla ricerca fatta, se effettuata.
Al momento, la nascita del regolamento MiCA ha portato ottimismo sia fra i miners di criptovalute che i loro exchange, trattandosi di una prima assoluta a livello comunitario con i presupposti di un mercato regolamentato che sia uguale fra tutti gli stati membri, che possa facilitare il commercio di questi beni.
Si tratta di qualcosa che doveva essere fatto già da tempo per prevenire ed evitare i tanti problemi scaturiti dal mondo cripto; dalle truffe già menzionate al fatto che sono di solito le valute maggiormente utilizzate nel mercato nero per traffici illeciti. Inoltre, aggiungiamo la piccola beffa che il Consiglio Europeo aveva già annunciato un accordo provvisorio riguardante questo regolamento il 30 giugno 2022: quasi un anno fa. Troppo tempo, e nel silenzio generale per quanto riguarda i media principali. A differenza di altri eventi recenti di ambito finanziario avvenuti all’estero quest’anno ma molto più trattati.
Allo stesso tempo, questo tardivo annuncio è sicuramente meglio di niente e ancor meglio che abbracciare ciecamente il mondo cripto come sta avvenendo in altri stati minori come El Salvador. Il fatto che la seduta del Parlamento Europeo abbia approvato questa legislazione con 529 voti favorevoli, solo 29 contrari e 14 astenuti, mostra come anche i partiti abbiano capito la necessità di regolare questo caos che va avanti da troppo tempo.
Oltre a ciò, si spera che l’adozione di questo regolamento da parte del governo italiano, a prescindere dal suo lato politico, possa anche essere usata come occasione per sensibilizzare gli italiani sui rischi personali, finanziari e comunitari che possono essere corsi senza la conoscenza adeguata o i consigli di un “esperto”. Quasi tutti, sempre alla ricerca di un guadagno apparentemente rapido e semplice ma con alto rischio, invece di seguire una pianificazione non basata su mode e presunte facilitazioni, ma su studio e diversificazione degli investimenti.
Ci sono indubbiamente anche persone che hanno guadagnato da queste speculazioni, ma molti sono caduti in una trappola e hanno perso i loro risparmi.
Speriamo che questa trappola si stia avvicinando verso la fine almeno a livello europeo. Tuttavia, anche dopo questi 18 mesi al massimo che dovremmo attendere affinché diventi legge nell’Unione, le regole principali da seguire negli investimenti rimarranno le stesse: non cadere nelle mode o nei presunti guadagni facili e rapidi, non “giocare” con i propri risparmi, ma studiare oppure rivolgersi a un consulente finanziario che possa guidarvi verso le scelte ideali a seconda delle vostre necessità. Che si tratti di cripto o di investimenti “tradizionali”, le regole da seguire non sono molto diverse. Anzi sono sempre le stesse.
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Vedi milioni e milioni di persone che investono in criptovalute, perché è molto più economico e semplice che investire in azioni. Non credo che comprendiamo appieno l’impatto che le criptovalute hanno avuto.
Mark Cuban